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L’innocenza

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L'innocenza è la prima a soccombere perché non ha difese.

 Franco Bonvini - 31/12/2016 16:36:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Bè, forse fare canzoni non è fare arte e certo Vasco non è Dante, Petrarca, Leopardi, Pavese o la Merini
ma lui diceva che molte delle sue canzoni son nate quando era triste e depresso, quindi in qualche modo sofferente.
Passata la fase acuta, usciva a divertirsi (senza giudizi sul come).
La distruzione credo arrivi solo se la fase acuta non passasse mai. Ma quello mica solo nell’ arte.

 Angelo Ricotta - 31/12/2016 13:07:00 [ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]

Lig E. Norant. Molto complesso il tuo intervento che meriterebbe un’analisi dettagliata. Spero che anche altri intervengano per contribuirvi. Io, per contingente necessità, sarò sintetico. Mi piace l’espressione "imperfetto ignorante". Sono d’accordo su molto di ciò che scrivi. Tutte le emozioni possono generare poesie che poi persone in grado di usare il linguaggio a tale scopo riescono a scrivere. Quindi sia la sofferenza che la gioia possono generarne. D’altronde gioia e dolore s’intrecciano inestricabilmente in noi. Però la sofferenza prolungata porta alla distruzione. Sono contro una certa "mistica della sofferenza". E poi molti artisti hanno riferito che quando si è in preda alla sofferenza in realtà non si produce arte, anzi si diventa piuttosto apatici. Solo dopo, quando si è superata la fase acuta, si è in grado, tramite la memoria, di fare arte. La gioia invece ci spinge all’attività. Questa è anche la mia esperienza. Vero, come scrivi, che il progresso tecnologico e quello culturale è avvenuto a spese delle "sofferenze [inflitte] ad altre creature" e questo io lo disapprovo fortemente. Ma personalmente non mi sento in colpa per questo. Fosse dipeso da me certo non mi sarei mai approfittato di nessuno. Questo mondo l’ho trovato così com’è ma nel mio piccolo mi sforzo di renderlo migliore. Secondo me non è per niente necessario basare il proprio benessere sulle sofferenze altrui. E non è l’emotività o un credo religioso a convincermi di ciò ma la ragione. Non userei parole brutte come "idiota" in associazione all’innocenza. L’innocenza è uno stato meraviglioso ma non compatibile con la vita reale.
Auguro a tutti un felice fine anno.

 Lig E. Norant - 31/12/2016 07:49:00 [ leggi altri commenti di Lig E. Norant » ]

Da imperfetto ignorante quale io sono, direi "d’istinto" che ogni poeta è fondamentalmente un uomo (nel senso antropologico e non di genere - purtroppo la lingua ancora non mi aiuta) - e in quanto tale è un intreccio di luci e di ombre. Trovo interessante il tema del rapporto tra l’opera realizzata ed il suo autore, quanto il contesto biografico e storico -culturale contemporaneo alla vita di un artista aiuti a comprenderne ancor meglio la sua opera. "Mistica della sofferenza": qui viene definita in un’accezione che, se non derisoria, certo sfiora la connotazione di "patologia", credo soprattutto contro l’universo religioso, in particolare quello cattolico, che di più vede nella Croce del Cristo un "archetipo" ontologico dell’Amore, senz’altro la Via della Salvezza (perdonate gli accostamenti audaci e le maiuscole un po’ "bigotte"), mentre in verità è acclarato che la poesia, la grande letteratura, direi l’arte in genere nascono più dalla sofferenza che non dalla gioia. Dante, Petrarca, Leopardi, Pavese, Alda Merini: senza il sentimento doloroso di una mancanza, almeno come " minimo sindacale" di quella mistica della sofferenza (Leopardi e Pavese e Merini, o pensiamo a Pasolini, Bellezza, anche oltre quella soglia minima), non avrebbero "partorito" ciò che, grazie a loro, vide la luce e fu luce al gusto ed al pensiero, ed è ancora luce, per generazioni e generazioni, luce che già vediamo proiettarsi sul domani del nostro tempo. Partorire! Ecco il verbo che coniuga dolore e luce... Ma direi di più: la sofferenza e la compassione sono "rotaie" di conoscenza e applicazione della conoscenza, di là degli effetti collaterali dovuti alla manipolazione umana per scopi egoistici poco nobili dei loro esiti benèfici, (ma ciò vale anche per chi poeta per "natura" - su questa pretederminazione non aprirò qui una discussione - utilizza la propria arte non per amore della stessa ma per sedurre, alfine di ottenere scopi secondari, più o meno legittimi); non è forse frutto di tanto dolore tutto il progresso tecnologico di oggi? Non abbiamo inflitto sofferenze ad altre creature perché vivessimo noi meglio ed in salute? Oppure pensiamo all’industria cosmetica. È la nostra contraddizione, il nostro subirci "cattivi" ed imperfetti malgrado aspiriamo a coltivare di noi stessi (soprattutto dell’Occidente cosiddetto civile ed evoluto) un’immagine idealistica. Sì, l’innocenza è la prima a soccombere, perché o appartiene agli idioti o si smarrisce, gradualmente, già col nascere.

 Angelo Ricotta - 27/12/2016 12:24:00 [ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]

Di una persona si possono dare tanti tipi di giudizi. Io li do e li tengo tutti distinti. Certo che apprezzo Rimbaud e Verlaine come poeti. Insieme ad altri li tengo entrambi sul mio comodino e li leggo un po’ ogni sera prima di addormentarmi. Ma ciò non m’impedisce di considerarli dei depravati. D’altronde degli scienziati nazisti erano dei veri geni scientifici e tecnici purtuttavia li disapprovo per la loro adesione ad una ideologia di morte. Comunque io sono d’accordo con Sainte Beuve che per comprendere a fondo l’opera di un artista occorre conoscerne la biografia e, di più, il contesto storico in cui opera, e quindi dissento dalle tesi sostenute da Proust in Contre Sainte-Beuve. D’altronde lo stesso Proust si contraddisse scrivendo poi la Recherche che è eminentemente autobiografica.
"ronsardizzato" sta, immagino, per Pierre de Ronsard. Ma in che senso lo usi?
Cari saluti, e aspetto una tua nuova performance audio o magari video.

 L’Arbalète - 27/12/2016 10:51:00 [ leggi altri commenti di L’Arbalète » ]

Angelo, spero che il giudizio sulla condotta morale dell’uomo Paul Verlaine non ti impedisca di apprezzarne il volo purissimo di poeta.
Del resto questo sito è intitolato a Ms. Proust, mica a Sainte Beuve!
E giova forse ricordare che, all’epoca del loro incontro, il "porco" Paul e l"innocente" Arthur, avevano rispettivamente 27 e 17 anni e il più giovane portava in tasca, come biglietto da visita per far colpo sul più maturo poeta già affermato, il suo Bateau Ivre che certo non era un inno ispirato da vaghezze adolescenziali, ma invece già ben saldo su radici profonde d’una consapevolezza adulta.
Che facciamo allora? Buttiamo a mare anche Rimbaud, perché sospettato di un omicidio, ma di sicuro mercante d’armi e forse di schiavi nel gran finale buio della sua breve vita?
Per il resto sono d’accordo con te. Il seme fecondo d’ogni poesia è nella gioia.
È il parto della luce a essere, per destino umano, solitamente doloroso.
La vita è difficile, c’è il dolore.
Ti abbraccio con affetto.
E innamorati di nuovo di uno dei più grandi poeti che abbia mai ronsardizzato con più genio innovatore nuotando controcorrente.

 Angelo Ricotta - 27/12/2016 09:35:00 [ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]

Uno è poeta per natura. Molti artisti sono caduti nell’illusione di credere che la sofferenza migliorasse la loro arte e si sono così autodistrutti. Secondo me la sofferenza invece peggiora la produzione artistica. E’ questo che intendevo con "ne valeva la pena?".
Inoltre con "mistica della sofferenza" generalizzavo il concetto su questa illusione estendendolo alla religione e a tutte le espressioni umane. Ribadisco perciò che la sofferenza non ci migliora ma ci conduce solo all’autodistruzione.

 Franco Bonvini - 27/12/2016 01:15:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Splendide poesie.. nate da una sofferenza.

 Angelo Ricotta - 26/12/2016 21:54:00 [ leggi altri commenti di Angelo Ricotta » ]

Alda Merini. Non auguro a nessuno il terribile destino di questa poetessa così disperatamente vulnerabile e della quale molti hanno cinicamente abusato: lo si dica chiaramente una volta per tutte. D’altronde era la sua natura, non poteva essere diversa. Lo stesso è stato per altri artisti come, per citarne uno, il Rimbaud adolescente abusato da quel porco di Verlaine. Splendide poesie, ma ne valeva la pena? Per me a quel prezzo no.

 Franco Bonvini - 26/12/2016 12:15:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

http://www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Proposta_Poesia&Id=2829

 Klara Rubino - 26/12/2016 10:59:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Aforisma perfetto, assolutamente vero.
Mi ha fatto ricordare il primo amore che lascia sempre il segno!
L’ho immaginato sempre come le orme lasciate su di una spiaggia dove nessuno mai ha camminato prima, pare che quella spiaggia sia stata disegnata apposta per accogliere quelle orme, come un foglio e il suo disegno, poi però un’onda più grande e il vento le cancella e poi arriva l’estate, arriva agosto e così tante orme su quella spiaggia si confondono le une nelle altre!

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